Manifesto

1 – Definiamo l’Uomo una creatura integrale ed essenziale. L’Uomo, in quanto integrale ed essenziale ha, nel suo corpo e nel suo intelletto, ogni mezzo sufficiente e necessario a conquistarsi la felicità.


2 – Chiamiamo felicità l’esperienza di una vita autenticamente umana, che si incarna nella libertà di ogni individuo dall’angoscia, dalla fame, dalla solitudine, dalla distruzione dell’ambiente, dal degrado estetico e dall’alienazione del proprio tempo di vita.


3 – Intelletto e corpo sono proprietà private intrinseche dell’individuo che li riunisce. Tale riunione nasce a monte di tutte le strutture sociali. Ciò significa che l’uomo, per ciò che riguarda la proprietà del suo corpo e del suo intelletto, non è debitore verso nessuno ad eccezione della Natura: ciò qualifica queste proprietà come inviolabili.


4 – In quanto creatura integrale, l’Uomo non ha finalità ontologiche al di fuori del godimento della sua felicità come prima declinata. La scienza e la tecnica si configurano come strumenti al servizio dell’Uomo, essendo il principio opposto incompatibile con i punti 1 e 2.


5 – Configurandosi l’Uomo come creatura integrale, esso è chiamato a vigilare contro ogni minaccia che attenti alla sua integralità. L’Uomo, in quanto essenziale, è oggetto e soggetto dato, non perfettibile né degradabile, ma solo alterabile. Qualsiasi alterazione della sua integralità e della sua essenzialità sancisce la morte dell’uomo nel trans-uomo.


6 – Chiamiamo minacce all’integralità ed all’essenzialità umana l’alienazione figlia della divisione del lavoro, l’atomizzazione sociale che sradica gli individui dai legami con la loro società naturale, la reificazione dell’Uomo allo status di risorsa umana funzionale all’accumulazione del capitale.


7 – In vista della condizione di cui al punto 5, riconosciamo come superate le sistematizzazioni e le contrapposizioni politiche delle epoche passate e ne denunciamo la loro natura pretestuosa atta a riproporre falsi conflitti dalle finalità reazionarie e controrivoluzionarie.


8 – Rifiutiamo, con la massima radicalità, ogni velleità costruttivistica che miri all’edificazione di un cosiddetto “uomo nuovo”, quando non di un trans-uomo, proposito nel quale ravvisiamo la paternità della gran parte delle tragedie della storia umana recente.


9 – Coessenziale all’integralità umana vi è la pratica della lotta: tale lotta è, prima ancora che un dovere, un diritto dell’Uomo integrale, e si esplicita nella difesa dell’essenza del medesimo.


10 – Nel riconoscimento della pluralità delle manifestazioni delle essenze, non è possibile non riconoscere la pluralità degli essenzialismi. Condizione necessaria per la lotta essenzialista è il riconoscimento della realtà come caleidoscopio valorialmente rizomatico e non gerarchico, la consapevolezza di un’esistenza come dramma e l’accettazione della trasvalutazione non solo dei valori ma anche delle posizioni nei quali questi riposavano. La lotta degli essenzialisti è sostanzialmente la pratica della felicità.