Jean-Louis Harouel in libreria con un testo contro i diritti umani

Attivo da oltre dieci anni come blogger online, aspirante filosofo,…
Nella biblioteca di chi ha scelto di interessarsi di politica non dovrebbe mancare un pamphlet di recentissima pubblicazione in lingua italiana: “I diritti dell’uomo contro il popolo”, di Jean-Louis Harouel, edito in Italia dalla casa editrice Liberilibri di Macerata nella traduzione di Maria Giustozzi, correlato da un’introduzione di Vittorio Robiati Bendaud.
Jean-Louis Harouel (*1944) , professore emerito di Diritto all’Università Panthéon-Assas di Parigi, sceglie indubbiamente un titolo molto polemico, che però non poteva mancare di attirare l’attenzione del recensore, essendo la tematica in questione più volte approfondita nelle pagine della nostra rivista. Il testo si pone l’obbiettivo di evidenziare le evidenti conseguenze dell’applicazione, nelle moderne società dell’Europa occidentale e dell’Occidente in senso più lato, della scrupolosa retorica dei Diritti Umani. L’autore in particolare si occupa di come essi, e le politiche che nel tempo sono andate sorgendovi attorno in Occidente, costituiscano una sorta di riemersione della prassi autoritaria religiosa che, cacciata dal razionalismo illuminista, altro non farebbe che rientrare dalla finestra sotto le mentite spoglie di diritti presuntamente razionali.
Sbaglierebbe, tuttavia, chi volesse imputare ad Harouel una critica alla Dichiarazione dei Diritti Umani da un punto di vista teologico o addirittura tradizionalista. Figlio di una cultura impregnata di illuminismo positivistico, quella accademica del Paese transalpino, Harouel si pone invece a difesa della Raison che, a suo giudizio, avrebbe fatto l’Europa grande, progredita e democratica. Le minacce alle fondamenta delle civiltà europea sarebbero essenzialmente due: da un lato l’Islam, che non ha accettato la progressiva “normalizzazione” imposta dai Lumi al suo collega monoteistico europeo, e dall’altro proprio la pseudo-religione dei Diritti Umani, che altro non sarebbero, come già espresso, se non una riemersione “arrabbiata” della naturale pulsione all’intolleranza fisiologicamente inseparabile da ogni religione.
Sarebbe ingiusto, oltre che fallace, sostenere però che il totalitarismo dei Diritti Umani, nel libro, sia presentato come un figlio dei monoteismi. L’autore, e questa è una delle novità più interessanti del testo, propone invece la tesi secondo la quale essi sarebbero invece figli di determinati settori dei monoteismi stessi (in particolare del Cristianesimo), incancrenitisi e sviluppatisi sotto forma di “religione parallela”. Nasce dunque un lungo sentiero a ritroso nella storia, fino ad arrivare agli albori dell’Europa Cristiana, quando il Cattolicesimo ancora lottava contro le numerose scuole di pensiero gnostiche, poi collocate nell’ambito dell’eresia, che proponevano invece visioni alternative a quella che poi divenne la religione ufficiale dell’Impero. L’accusa principale viene rivolta in particolare a Marcione di Sinope, vescovo e teologo paleocristiano, morto a Roma nel 160 d.C. che diede il via alla particolare corrente ereticale dei cosiddetti Marcioniti, i quali, ritenuti parte dell’ampia galassia dei Gnostici, diedero inizio ad una sorta di “totalitarismo dell’amore” che, nelle tesi del vescovo pontico, sembravano quasi anticipare il concetto marxiano di alienazione, laddove essa giustifica, a causa l’influenza malefica del contesto sociale, qualsiasi azione immorale o criminale, del quale il reo sarebbe non l’autore ma la vittima. Il filo conduttore di questa “filosofia”, scrupolosamente ricostruito da Harouel, porta poi all’abate Gioacchino da Fiore (1130 – 1202), il quale con le sue teorie ereticali millenaristiche, sembra anticipare la visione dialettica della storia sia hegeliana sia marxista quando afferma
“Una volta finito il regno del Padre (tempo della paura e della sottomissione servile), e poi il regno del Figlio (tempo della Fede e dell’obbedienza filiale) che sta per concludersi, l’avvento di un terzo ed ultimo regno – quello dello Spirito – sarà il tempo dell’amore e della libertà.”
Questa visione della storia, da Harouel correttamente definita come meccanicistica, sembra già annunciare la visione dialettica delle filosofie ottocentesche che prenderanno origine dalla Fenomenologia dello Spirito, nel quale il determinismo storico prende il posto della Fede nei progetti sconosciuti che Dio avrebbe per l’umanità, tanto più che Gioacchino da Fiore apertamente legittimava l’uso della violenza da parte dell’umanità per accelerare questo processo al contempo spirituale e materiale. L’influenza dell’abate calabrese sarà molto profonda sui rivoluzionari utopistici premoderni (dal novarese Fra’ Dolcino al tedesco Thomas Müntzer) ma anche su autori filosofici dell’ottocento se, come pare, proprio le sue tesi eretiche ispirarono quel Wilhelm Weitling (1808-1871), amico personale sia di Karl Marx che di Friedrich Engels, che pare abbia fornito al filosofo ed economista di Treviri l’idea di messianismo della classe proletaria destinata ad un disegno storico pre-ordinato.
Tale tendenza storica, insomma, di origini antichissime e certamente basate su di un humus tutt’altro che razionale, evidenzierebbe una realtà totalmente diversa da quella descritta dai massimi studiosi ed esponenti del tradizionalismo: la moderna pseudo-religione liberale dei Diritti Umani non sarebbe dunque un prodotto dell’Illuminismo, quanto piuttosto sarebbe al contempo sia una reazione rabbiosa ai suoi princìpi sia il tentativo di riempire uno spazio lasciato vuoto dopo l’estromissione dal palcoscenico della cultura religiosa e politica cristiana. Tutto questo non si traduce, secondo Harouel, in una nuova idea-forza per gli europei, come invece avevano fatto il Cristianesimo (quando sostituì le antiche religioni pagane europee e mediorientali) e l’Illuminismo (quando sostituì il razionalismo alla religione rivelata). La mistica dei Diritti Umani altro non sarebbe che una sorta di disprezzo forsennato per la realtà immanente, che avrebbe come fine, nemmeno così occulto, l’estinzione stessa dell’umanità in un mondo totalmente spirituale ed al contempo totalmente materialistico. Questa estinzione, chiaramente, lascia uno spazio vuoto, ed in questo spazio vuoto, quasi per un principio di vasi comunicanti, non può che inserirsi l’Islam, che si innesta in Europa (ed in particolare in Francia) proprio grazie alla distruzione dei princìpi illuministici attuata dalla neo-religione.
Riprendendo quindi il filone più tradizionale della contro-cultura francese, quello della critica in chiave democratica alla religione di Maometto, il pamphlet dipinge di fronte a noi, in un quadro impressionista aggressivo ed originale, una visione innovativa, e decisamente non tradizionalista, di quello che sta avvenendo in Europa, tracciandone un atlante anatomico generale destinato a far sedimentare nel lettore riflessioni, e magari -perché no- scritti, che possano poi approfondire ogni singolo aspetto trattato. Avendo più volte insistito, seppur da prospettive diverse rispetto a quelle di Harouel, sulla mendacità della concezione stessa di “Diritto Umano”, e della sua incompatibilità con la sovranità autentica di qualsiasi Stato e comunità, ci sentiamo di consigliare pienamente questo testo, raccomandandone anche due o tre letture, per meglio comprendere, anche grazie ad un registro stilistico comprensibile ma mai banale, tutta la profondità delle tesi dell’autore, condensate in così poche imprescindibili pagine.
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Attivo da oltre dieci anni come blogger online, aspirante filosofo, aspirante scrittore, sincero amante di libri, sigari e buon jazz.